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Viene così
chiamato un luogo in cui si manifesta un fenomeno di vulcanesimo minore
con fango perennemente ribollente.
Nelle immediate vicinanze di questo posto dal nome un po’ sinistro sorgeva
un tempio italico molto probabilmente dedicato alla dea Mephites, divinità
importante nel pantheon sannita. Era una dea che si ritiene sia stata
collegata ritualmente agli Inferi e, di conseguenza, all’alternarsi delle
due opposte stagioni della primavera e dell’autunno, come la Proserpina
latina e la greca Persèfone, e, cosa rilevante per la Malvizza (che era
crocevia di tratturi e importante stazione dell’antico e principale
tratturo tra Pescasseroli (Abruzzo) e Candela (Puglie), questa dea era
anche invocata nei culti di fertilità degli animali
(pecore,essenzialmente) che a milioni di capi transitavano e si fermavano
in questo nostro luogo in primavera e in autunno. La transumanza che
interessava il nostro territorio sino alla metà degli anni ’50 del secolo
appena trascorso era cominciata nei lontanissimi tempi preistorici, prima
di tutto come migrazione spontanea delle mandrie degli animali bradi,
richiamati alternativamente dai prati estivi di montagna e quelli
invernali di pianura; per finire poi come spostamento organizzato da parte
delle varie civiltà umane succedutesi nei territori attraversati dal
tratturo (da noi, popoli della civiltà appenninica, sanniti, romani, ecc.)
Dobbiamo al dott. Roberto Patrevita, del museo archeologico di Ariano
Irpino, l’informazione che alla Malvizza sono stati trovati, durante gli
scavi per un invaso d’irrigazione, alcuni reperti di un tempio italico,
tra i quali una antefissa di terracotta del frontone del tempio, con su
effigiato in rilievo un volto femminile visto di profilo, probabilmente
proprio quello della dea Mephites. Il prezioso reperto si trova
attualmente a Benevento, custodito dalla “Sovrintendenza per i beni
archeologici delle province di Benevento, Avellino e Salerno” (non
sappiamo se visibile per il pubblico).
Sempre il dott. Patrevita ci ha informati che templi italici dedicati alla
dea Mefite erano dislocati un po’ dappertutto lungo il percorso del
tratturo Pescasseroli-Candela, tra i quali, non lontani dalla Malvizza,
quello di Casalbore, altra importante stazione del tratturo (probabilmente
distrutto durante la seconda Guerra Punica, nel 217 a.C.) e un altro nel
territorio di Greci, i cui reperti sono custoditi nel museo archeologico
di Ariano Irpino.
In una delle nostre immagini è possibile scorgere in distanza la quercia
centenaria che domina solitaria gli scavi di
Aequum Tuticum. (Sez. n° ) |