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In altre schede
di questo museo parliamo della transumanza e dei tratturi
(v. Le Bolle della Malvizza con la scheda storica
e Monte Chiodo di Buonalbergo). Però pochi punti degli
antichi tracciati danno come fa la stazione del tratturo di Tre Fontane
l’impressione vividissima che essa sia stata appena occupata e svuotata
nel perenne alternarsi della discesa delle greggi dagli Abruzzi e la
loro risalita dalle Puglie lungo il Regio Tratturo.
Sorge questa stazione tra la valle del torrente Cervaro e quella del
torrente Miscano, nelle acque del quale venivano lavate le pecore prima
della tosatura all’altezza del Ponte Bagnaturo, così chiamato proprio
per questo uso.
Tre Fontane è precisamente una sezione tagliata nella Via Traiana, che i
romani costruirono del resto anche su uno dei tratturelli preesistenti e
diramantisi dal ramo principale e preistorico di quello che sarà
chiamato Regio Tratturo Pescasseroli-Candela, quando venne istituita la
Dogana di Foggia con un decreto di Alfonso d’Aragona, nel 1447.
Abbandonata la via romana alla decadenza, i pastori si ripresero i
tratturi, fra i quali questo che passava da Tre Fontane.
Ancora abitata oggi, la stazione si trasformò per ultimo in masseria, ma
ha preservato tra le altre antiche strutture due grandi e lunghi
abbeveratoi alimentati dalle sorgenti che, c’è da credere, sempre li
hanno riempiti e li riempiono di fresca e abbondante acqua. Alla
stazione delle pecore si entrava e si usciva da due ampie porte ad arco
a tutto sesto che si fronteggiavano e si fronteggiano nel senso
ovest/est. Lungo il lato opposto al muro di cinta in grossi blocchi di
pietra, che corre in questo stesso senso, ci sono ancora gli edifici
antichi anch’essi in pietra e ancora quasi integri, i quali sono
prolungati dalle costruzione recenti della masseria.
Se si sta in piedi al centro della corte principale, con i piedi immersi
nell’erba folta, e si chiudono gli occhi, facilmente l’immaginazione
suggerisce i belati e i forti afrori degli animali, le urla rauche dei
pastori e l’abbaiare dei grossi cani abruzzesi.
Andiamo a visitare il cortile più piccolo verso nord, passando sotto un
portico ad arco che sorregge ancora l’abitazione dei “signori”, come li
chiama il figlio della proprietaria della masseria. Soggiornavano lassù
una volta i padroni delle greggi che le seguivano a cavallo, e dopo, in
tempi più recenti, i proprietari della masseria. In questa corte piccola
c’è ancora la stalla riservata alle bestie “partorienti” e ai nuovi nati
destinati a rimanere indietro rispetto al grosso che ripartiva. La
stalla ha dei compartimenti delimitati da muretti di pietra per la
“comodità” delle singole madri e dei loro piccoli.
Prima di partire beviamo ancora dai getti degli abbeveratoi l’acqua
gelata; e ci sembra di compiere un rito che se ancora ristora non ha per
noi l’importanza vitale, quasi sacra, che aveva per quei pastori.
Francesco Cardinale ed io (Mario Sorrentino) ringraziamo Gaetano
Caccese che ci ha fatto scoprire Tre Fontane guidandoci sin lì. |