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Una spada alzata
e pronta a esser calata per un fendente, in mano a un arcangelo che
schiaccia con il piede il capo di Satana steso a terra: era questo il
simulacro sacro, e guerresco insieme, verso cui i longobardi istallatisi
in Italia subito dopo la metà del VI sec. accorrevano ogni anno, ai
primi del mese di maggio, lungo quella che venne chiamata VIA SACRA
LANGOBARDORUM.
Il santuario ipogeo di San Michele Arcangelo era sorto nei pressi del
luogo del Gargano (nell’attuale Monte Sant’Angelo) in cui Grimoaldo,
prima duca di Benevento e poi, nel 676, re di tutti i longobardi, aveva
sconfitto i bizantini grazie alla partecipazione alla battaglia
dell’Arcangelo Michele schieratosi a spada sguainata dalla sua parte.
I longobardi di Benevento, secondo alcuni studiosi, furono forse i primi
guerrieri di quella nazione a penetrare in Italia e a giungere nei
territori meridionali. Prima ancora che Alboino iniziasse la vera e
propria invasione dell’Italia, seguito dal grosso della sua gente, e
attraversasse le Alpi Orientali conquistando Forum Iulii (l’attuale
Cividale), all’inizio di aprile del 568. I longobardi giunti a Benevento
guidati da Zottone, anche se erano cristiani di fede ariana come gli
altri loro connazionali (che costituiranno il Regno al Nord e l’altro
ducato a Spoleto) resteranno legati più a lungo degli altri alle
credenze tradizionali germaniche. Nella Vita Barbati Episcopi
Beneventani viene narrato che i guerrieri di quel ducato, per cementare
i legami nei loro gruppi combattenti, gareggiavano in una prova in cui
tentavano di colpire dai loro cavalli lanciati al galoppo una pelle di
vipera sospesa a un albero (un noce?) che alla fine essi spartivano
religiosamente mangiandone un pezzetto ciascuno.
Si ritiene che riuscisse alquanto agevole ai monaci del monastero di
Montecassino (in un primo tempo saccheggiato selvaggiamente e poi
colmato di doni preziosi da parte dei nuovi dominatori del territorio)
convincere quei barbari semi-cristianizzati che il loro dio Wodan (o
Odino) fosse in realtà l’Arcangelo Michele che spesso si metteva alla
testa del loro esercito (v. ERCHEMPERTO, De apparitione Sancti Michaelis,
in MGH, SS rer. Lang. et Ital. , pp. 541 e segg.)
Il pellegrinaggio in devozione di San Michele, all’origine svolgentesi
tra Benevento e Monte Sant’Angelo, si estese nel corso del tempo a tutti
i territori italiani sotto il dominio longobardo, sino a giungere a
Monte Saint Michel, in Francia, diventato poi esso stesso luogo di
devozione all’arcangelo.
Qui presentiamo una chiesa-grotta dedicata a San Michele esistente nel
territorio di Casalbore venuta alla luce nel 1700, in seguito a un
evento ritenuto miracoloso in base a una leggenda religiosa locale. Un
bel giorno di primavera, una mucca che pascolava in un prato nei pressi
della cava di pietra di quel paese cadde in una buca del terreno coperta
dall’erba. Il contadino, calatosi subito nella buca, scoprì la grotta e
trovò illesa la sua mucca grazie all’intervento miracoloso
dell’arcangelo Michele. Questa la leggenda. La nostra ipotesi è che la
grotta, rimasta coperta per secoli sotto i materiali di riporto della
vicina cava, fosse dedicata al culto di San Michele già da prima della
scoperta fortuita del 1700 e risalisse per lo meno al VII o VIII secolo,
quando Casalbore sarà diventata con ogni probabilità un luogo di sosta e
devozione lungo il percorso della Via Sacra Langobardorum. Casalbore è
stata da sempre una importante stazione del tratturo nato in epoche
preistoriche a cui è stato dato il nome relativamente recente di
“Pescasseroli-Candela” (v. la nostra scheda su “Le
Bolle della Malvizza/Storia”). Niente di più probabile - dato
l’importante indizio della chiesa-grotta di Casalbore - che nell’epoca
in cui cominciarono a diventare non percorribili per abbandono le
antiche vie consolari e imperiali della zona i cavalieri longobardi
preferissero percorrere per il loro pellegrinaggio verso le Puglie
l’antico tratturo, anziché la Via Traiana che passa a valle di Casalbore.
Questa comunità di origine sannita è inoltre ricca di fontane ed era
anche allora certamente un importante punto di scambio tra i pastori
della transumanza e i contadini del posto.
Nella nostra PHOTO GALLERY riportiamo
alcune immagini della chiesa-grotta di Casalbore e il caseggiato
signorile che la ingloba, edificato all’epoca della scoperta del luogo
di culto nel 1700.
Resterebbe da studiare la probabile esistenza di percorsi alternativi a
quello del tratturo passante per Casalbore, data l’esistenza nelle due
valli del Miscano e dell’Ufita, convergenti verso Benevento, di alcuni
indizi nella toponomastica locale e di luoghi sacri dedicati alla
devozione di San Michele. Questi indizi, però, sono troppo scarsi e
casuali per permetterci di formulare una ipotesi coerente.
Ringraziamo per l’aiuto ricevuto nel raccogliere le informazioni e per
visitare la chiesa di Casalbore, il dott Fernando Jorio, di Buonalbergo,
la famiglia De Matteis, proprietaria della chiesa, e il sig. Vittorino e
famiglia, custodi della stessa. |