|  |  Rudere del 
      pilone di un ponte, con gli innesti delle arcate che una volta vi si 
      appoggiavano; il ponte è detto anche “del Diavolo”, poiché in una leggenda 
      agiografica, tra le altre cose, si narrava che era stato eretto e 
      distrutto magicamente in una sola notte dal Diavolo. Lontano da ogni opera 
      dell’uomo, alto e scabro, lo spuntone atterriva veramente i viandanti 
      creduloni che non potevano evitare di passarci vicino di notte. In realtà il pilone è tutto ciò che resta di un ponte romano che, come 
      quello delle Chianche, nel territorio di Buonalbergo
       sorgeva lungo la Via Traiana, costruita agli inizi del II 
      sec. d.C. per collegare più celermente Benevento a Brindisi, rispetto alla 
      più antica Via Appia che portava ugualmente a Brindisi, ma passando da 
      Aeclanum.
 Il Ponte di Santo Spirito era probabilmente di dimensioni maggiori 
      rispetto a quello delle Chianche, poiché doveva superare in questo caso un 
      fiume, e un fiume dalle rive molto scoscese, il Miscano.
 Nel greto ciottoloso di questo corso d’acqua, diventato ai nostri giorni 
      una “jumara” secca, fu rinvenuta, qualche decennio fa, non lontano dal 
      rudere del ponte, una pietra miliare di dimensioni non comuni, forse 
      perché accoglieva nell’epigrafe informazioni anche sull’opera e sul 
      committente in forma celebrativa. La lapide si trova ora in località 
      Malvizza di Sopra, ma la sua sede originale era stata molto probabilmente 
      uno dei capi del ponte.
 Come si può vedere nelle nostre foto della lapide, si legge appena 
      qualcosa dell’epigrafe. Troppo poco per ricostruire il suo senso completo. 
      Comunque, il termine mutilo “–ONTES” che vale (P)ONTES, senz’altro 
      accusativo plurale, e BRVNDISIVM possono farci azzardare l’ipotesi che 
      nell’epigrafe si parlava di tutti i ponti costruiti da Benevento a 
      Brindisi a spese di qualcuno, se “–(I?)A – SVA” si ricostruisce con (PECVNI)A 
      SVA, cioè “con i suoi soldi”. Mentre la doppia abbreviazione “P - P”, 
      “Pater Patriae” (“Padre della Patria”) è uno dei titoli ufficiali 
      dell’imperatore come attesta l’epigrafe dedicatoria dell’Arco di Traiano a 
      Benevento.
 Chi poteva avere dunque tanti soldi se non il munifico M. Ulpio Nerva Traiano, 
      che per finanziare tutte le sue bellissime e grandiose opere a Roma (il 
      Foro con la famosa Colonna Ulpia e i Mercati coperti, le Terme con cui 
      ricoprì la Domus Aurea di Nerone) e porti, ponti e archi ad Ancona, a 
      Ostia, in Romania, a Benevento e in tanti altri posti stava quasi per 
      dichiarare fallimento, imperatore e tutto che era?
 Non ci risulta che l’epigrafe del Ponte del Diavolo sia stato registrato 
      nel Corpus Inscriptionum Latinarum (C.I.L.)
 (Sez. n. )
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