La LAPIDE di  PRATOLA - STORIA

 

Testi tratti dal forum www.irpino.it

post di Mario Sorrentino

"L'ignoranza volontaria e colpevole della nostra storia".
Che fine ha fatto la lapide latina che faceva da coperchio a una fontana di torre in quel di Pratola? Era del primo secolo a.C. ed era certamente l'unico segnacolo concreto che lì accanto c'era un insediamento romano. Peccato che essa, anziché trovarsi di là dalla strada in territorio arianese, sventurata lei, si trovasse in quello montecalvese! E non parlo volutamente del probabile sito di un tempio alla dea Mefite, alla Malvizza, allagata da un invaso che forse minaccia anche il terreno delle bolle. Anche qui, peccato che la Malvizza non sia casalborese!
P.S. Le altre volte avevo bilanciato il punto debole con un punto positivo, ma 'stavolta, scusatemi, proprio non ne trovo. Sto scommettendo con un amico che qui scava una cittadina romana scomparsa lungo la via Emila che non mi risponderà nessuno su questo argomento. Chiedo però ad Alfonso di mettere sul sito, se può, una riproduzione della lapide. Così qualcuno potrà darci notizie di essa, come si chiede di fare nelle trasmissioni di "Chi l'ha visto?

 

post di Angelo Corvino - Giornalista del Corriere dell'Irpinia

Caro Mario,
mi spiace doverci sentire su episodi così incresciosi. Potresti farmi avere una foto della lapide in modo da pubblicarla sul nostro quotidiano? In tal modo potremmo diffonderne le fattezze e costringere il ladro a restituirla o, quanto meno, non utilizzarla. In più suggerirei di circostanziare la descrizione della lapide e sporgere denuncia ai carabinieri del nucleo tutela del patrimonio. A proposito dovremmo risalire ad una data certa in cui la lapide era ancora al suo posto.
Resto in attesa di ulteriori notizie, magari se ti va, possiamo pubblicare un'intervista per spiegare l'importanza della lapide ai nostri lettori. Posso darti l'apertura di pagina del giornale di domani. Spero che legga presto questo post.


post di Mario Sorrentino

Caro Angelo,
le informazioni su quell'importantissimo reperto sono contenute in un testo che io e Alfonso Caccese abbiamo pubblicato su "Irpino.it", oltre che con pubblicazione a parte. Nel testo si mettono insieme tutte le notizie e i riferimenti relativi al probabile sito di una comunità romana fondata in località Pratola di Tressanti.
La data della fondazione risale con molta probabilità all'inizio del I sec. a.C. senz'altro dopo la conquista dell'Irpinia e della distruzione e ricostruzione di Aeclanum da parte di Cornelio Silla.
Il fondatore della comunità potrebbe essere stato un certo Antius di cui in questo momento non ricordo bene il prenome, ma che aveva come soprannome Restio che voleva dire "cordaio". In altre parole Anzio Restione era un cavaliere che Silla fece senatore per meriti da lui acquistati come alleato di Silla nella Guerra Sociale che permise a dittatore non soltanto di sconfiggere gli italici che chiedevano la cittadinanza romana (da ciò la definizione di Guerra Sociale) ma anche i democratici (populares) di parte mariana.
Ciò che importa a noi comunque è che Anzio Restione fondò una comunità in quel di Pratola, a poche miglia dal vecchio tracciato della via Appia, che all'epoca passava da Eclanum per scollinare nelle Puglie settentrionali e raggiungere Brindisi. Anzio Restione ebbe in assegnazione uno dei primi latifondi su territorio nemico, una rottura sillana della tradizione romana nella centuriazione a favore dei propri alleati politici e la comunità si chiamò con altissima probabilità Anzano. Insisteva su uno dei primi latifondi, dunque, su territorio nemico, perciò è probabile che Anzio Restione abbia fondato anche l'Anzano nel territorio dell'attuale Trevico, probabilmente meno importante dell'Anzano di Pratola di Tressanti, come testimoniano le numerossime lapidi funebri trovate a Tressanti e paraggi ( pertinenti a una necropoli imponente data la considerevole distanza coperta dalle tombe lungo la via d'accesso dal sito della cittadina di cui stiamo paralando)e assenti o quasi ad Anzano di Puglia. Fatto rilevantissimo poi è che Pratola, sino all'inizio del Novecento si chiamava Piana d'Anzano. Inoltre, la ricostruzione linguistica lo prova con il metodo di denominazione delle nuove centuriazioni urbane romane, con la quale, partendo dal gentilizio, in questo caso da ANTIUS, si ricavava l'aggettivo prediale (che attestava cioè la proprietà)ANTIANUS che qualificava il termine AGER (territorio centuriato) AGER ANTIANUS per giungere al nostro ANZANO. In zona vi sono significativamente Corsano da AGER CURTIANUS, Ariano da AGER ARRIANUS, Savignano da Ager SABINIANUS, ecc. Inoltre, nella zona esisteva credo sino a qualche anno fa una famiglia che si chiamava ANZANI, un illustre rappresentante della quale fu un vescovo del Seicento (o del Settecento?) che aveva la propria residenza nell'attuale palazzo Anzani di Ariano, dove si trova attualmente il museo archeologico della città
Tornando alla lapide. Tra tutte quelle trafugate e distrutte dai galantuomini compaesani, quella della fontana era l'unica a permanere in sito (o forse nei paraggi); era l'unica che non contenesse un epitaffio funebre, ma una menzione di carattere civile, atteso che parlava di testamento e arbitrato per l'assegnazione di una proprietà. Segno che insisteva su terreno civile, forse urbanizzato. Fra i nomi un rappresentante della famiglia RUFO romana, probabilmente "Q.Pompeius f. Rufus" forse il collega di Cornelio Silla nel consolato dell'88 a. C. o un suo figlio adottivo, come può attestare la "f." della lapide.
Ma i Lo Conte di Pratola sanno molto meglio di me di quanti manufatti d'uso civile sono stati rinvenuti lì, dopo che dal Settecento in avanti si è cominciato ad arare il terreno a scasso profondo. Il nome Pratola vuol dire piccoli prati in latino (nominativo plurale di "pratulum"). Potrebbe esser stato dato al luogo quando esso fu abbandonato a pascolo per via degli ostacoli alla coltura per i ruderi affioranti nel Medio Evo e agli occhi dei pastori appariva come tanti praticelli racchiusi dai muri delle case ancora affioranti.
Ho scritto le cose suddette in fretta e senza rileggere, ma ti ripeto, se visualizzi il testo da noi messo sul sito "Irpino. it" "Cultura e Tradizione, credo nel 2002, potrai avere queste informazioni in forma migliore.
Ciao,


 

© Museo virtuale delle valli del MISCANO e dell' UFITA