RAPPORTO SU DUE SITI GIA’ DESCRITTI SU QUESTO MUSEO 


(Territorio di Ariano Irpino e Montecalvo Irpino - AV)

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A circa un anno dal lancio in rete di questo nostro museo siamo tornati sui luoghi di due siti archeologici già trattati: il probabile sito di una cittadina romana a Pratola di Tressanti (Montecalvo Irpino) e quello importantissimo di Aequum Tuticum, in loc. Sant’Eleuterio di Ariano Irpino.
Del primo di questi siti riferiamo soltanto che della lapide con l'epigrafe che faceva da coperchio a una fontana-abbeveratoio a Pratola abbiamo ora la prova fotografica dello scempio fatto nell’asportare abusivamente il prezioso reperto di epoca latina (v. Photogallery).
Di Aequum Tuticum sapevamo già, nell’appressarci al sito, che il “vomere-archeologo” si è ancora una volta sostituito agli incaricati ufficiali di quel preziosissimo scavo, ritrovando per loro i reperti da essi cercati invano. Su questo reperto sappiamo, grazie a una informazione data da una associazione di Ariano Irpino, che si tratta di una base calcarea su una faccia della quale c’è un’epigrafe latina, dell’epoca in cui Aequum Tuticum era soltanto un vicus (villaggio) romano, con un attestato di benemerenza a un certo Quinto Gagilio che aveva donato agli abitanti del villaggio un vitalizio “perpetuo” perché onorassero la memoria di suo figlio Q. Gagilio Modesto, morto prematuramente.
Ma altri particolari visti sul campo ci hanno sfavorevolmente meravigliato riguardo alla cura con cui il sito viene valorizzato. Primo, abbiamo trovato la tabella didascalica posta all’imbocco del sito mezza sepolta a margine della terra arata (v. Photogallery); secondo, ci ha meravigliato, anche questa volta sfavorevolmente, che nel breve accenno storico a Aequum Tuticum scritto nella tabella si sia passato sotto silenzio l’importanza preistorica e storica del centro allo studio, prima di tutto come stazione del più importante tratturo della transumanza tra l’Abruzzo e la pianura pugliese, e poi del suo ruolo, in epoca sannita, di capitale federale, insieme ad altri centri, dell’intero popolo sannita, come sottolineato dagli storici soprattutto da E.T. Salmon (v. Bibliografia essenziale). Il senso dell’aggettivo “tuticum” è “del touto” , cioè del popolo nel significato del latino “populus” che indicava la riunione dei loro uomini liberi in armi, Di conseguenza la traduzione trasparente di Aequum Tuticum è “pianoro, spianata o termini simili dove si radunava il popolo dei sanniti in armi”. Con somiglianza con il Campo Marzio di Roma. Secondo noi a Aequum Tuticum i sanniti delle varie tribù (compresa quella irpina del posto)  riunivano le forze federate per dichiarare la guerra, concludere la pace e soprattutto ascoltare i vaticini in queste occasioni, trovandosi, del resto, Aequum Tuticum in un punto strategico del valico dell’Appennino verso la pianura pugliese.
 


 

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