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A dieci miglia
romane da Benevento in direzione di Eclano, in località del Cubante nelle
vicinanze dell’odierna Apice, secondo quando è segnato nella “ Tabula
Peutingenaria”, la via Appia attraversava il Calore su un ponte
monumentale, di cui oggi restano le insigni vestigia, per inoltrarsi nella
valle dell’Ufita. Questo da testata a testata misurava circa 150 metri ed
è a schiena d'asino, con sette piloni di cui tre in acqua e quattro sul
terreno. Ogni arco misura 14 metri di luce e 5,5 metri di larghezza. La
carreggiata è di circa 4 metri. La struttura del ponte è probabilmente di
età Traianea.
La Via Appia fu la prima strada consolare romana costruita in epoca
repubblicana, possiede un fascino tutto particolare. Non a caso Papinio
Stazio la definisce Regina viarum.
La sua realizzazione, avvenuta in diverse fasi, consentì il collegamento
fra Roma ed i più importanti centri del Samnium e dell'Apulia: Santa Maria
Capua Vetere, Benevento, Eclano, Venosa, Taranto, Brindisi. Sulla Tabula è
possibile seguire agevolmente il tracciato fino a Sublupatia (nei pressi
di Castellana in Puglia).
L'inizio della costruzione di questa strada risale a quando il console
Appio Claudio Cieco, dopo la I Sannitica, ordinò, nel 312 a.C., che si
costruisse una via tra Roma a Capua. Nel 268 Fabio Massimo il
temporeggiatore occupò Taranto e quindi la via Appia Antica venne
prolungata, prima fino a Venosa e poi Fino a Taranto e Brindisi.. Per
secoli il ponte Appiano ha subito la furia distruttrice delle acque del
fiume Calore che è stata naturalmente causa, non solo di parziali
mutamenti del corso del fiume, ma anche di continui rifacimenti del ponte
stesso in diverse epoche.
Attorno ad uno dei piloni sporgeva, come si apprende da un sopralluogo
pubblicato nel 1911 dal Dott. S. Aurigemma, un grosso lastrone di pietra
viva collocato orizzontalmente, nella cui faccia superiore apparivano in
bei caratteri epigrafici le ultime lettere di varie linee di una
iscrizione latina.
C- L-
PRAEFECTO
MER
A RESCVSA-ET
L.CORINTHVS
MER
ENE-MERITO
L. FESTO-L. |
Il titolo,
incompleto, è stato conservato per la sola metà destra e gli elementi che
esso fornisce non sono tali da potersi pronunciare sul suo carattere e
sulla sua destinazione. Si pensa che l’epigrafe provenga dal territorio
Beneventano, dove l’esistenza dei mercuriali è accertata da varie
iscrizioni (cfr.C.I.L.IX, 1707, 1710). Per la distruzione di Aeclanum,
ordinata da Silla dopo la guerra sociale, le popolazioni locali dovettero
subire gli espropri e il passaggio della terra ai "coloni". Lenta fu la
ripresa dopo la distruzione, ma nel primo secolo d.C. già si rifacevano
case e strade. Quando passarono gruppi di Goti, gli eserciti bizantini di
Belisario e di Narsete si rinnovarono le devastazioni e distruzioni.(Sez. n. )
Alfonso Caccese |