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Ora, la lingua è
il veicolo fondamentale della cultura perché in essa si riflette la
visione del mondo della comunità che si esprime in quella lingua. Perciò
questa nostra breve ricerca riflette anche una realtà che trascende
quella linguistica e illumina un aspetto poco conosciuto di queste due
comunità del nostro territorio della Irpinia-Daunia, posto a confine di
tre province appartenenti a due regioni (Campania e Puglia). Disponiamo
di testimonianze filmate del sindaco di Faeto e del sindaco di Greci che
riflettono una convivenza con le altre
popolazioni presenti nel territorio circostante che è anche un esempio
di pacifico confronto di mentalità, credi religiosi e costumi aventi
all’origine poco in comune e che oggi possiamo definire come piena e
armoniosa fusione di culture. Una fusione però che la sopravvivenza e
l’amore della propria lingua nelle due popolazioni di Faeto e Greci
segnalano una fedeltà alla propria identità d’origine la quale è un
arricchimento che sarebbe imperdonabile mettere a rischio sia per i due
paesi che quelle lingue parlano e cercano con grandi sforzi di
preservare sia per i paesi di lingua italiana che li circondano.
Faeto e Greci (trascurando per ora Celle San Vito, Ginestra degli
Schiavoni e altre più piccole comunità d’origine allogena presenti nello
stesso territorio) sono abitate dai discendenti di gruppi militari e
loro famiglie che, nel caso di Faeto, riflettono la storia di Carlo d’Angiò,
re di Sicilia e aspirante al Regno di Napoli in lotta con gli aragonesi,
il quale premiò (con editto del 1269) duecento soldati provenzali, dopo
che questi lo ebbero aiutato vittoriosamente nell’assedio di Lucera
tenuta dai saraceni, concedendo a loro e alle loro famiglie di
stanziarsi nel Casale di Crepacuore, lungo la Via Traiana. Ma decenni
dopo, alla ripresa delle ostilità tra angioini e aragonesi, i soldati
provenzali andarono ad arroccarsi nel territorio più sicuro dell’attuale
comune di Faeto, nei pressi di un cenobio e un monastero (a metà circa
del XIV sec.).
Greci invece fa risalire le sue origini ai tempi di Ferrante I
d’Aragona, il quale, come scrive Benedetto Croce nella Storia del Regno
di Napoli: “…rimasto sovrano della sola Italia meridionale, (cioè del
solo Regno di Napoli senza la Sicilia), respinse la nuova invasione
angioina con una lunga guerra nella quale ebbe favorevole il papa e si
procurò l’aiuto albanese di Giorgio Castriota”. Le truppe dello
Scanderbeg furono determinanti per la vittoria del re aragonese nella
battaglia di Orsara di Puglia, del 18 agosto 1462, quando il re
aragonese sconfisse il pretendente angioino al trono napoletano.
Ferrante concedette allora ai soldati albanesi di stanziarsi nel suo
regno; però gli storici dissentono sulla data precisa in cui gli
albanesi si arroccarono nel territorio dell’attuale comune di Greci e si
mostrano incerti tra il 1462 (l’anno della battaglia di Orsara) e il
1522 (quando risulta che gli albanesi cominciarono a pagare tributi al
re). |